Nel 2023, la quota dell’euro nelle riserve valutarie ufficiali mondiali è diminuita dell’1%, scendendo al 20%, un livello visto per l’ultima volta nel 2020, secondo un report della BCE. Al contrario, altre valute hanno visto un aumento delle loro quote: il dollaro USA è salito dello 0,3% al 58,4%, e lo yen giapponese dello 0,6% al 5,7%. Le valute non tradizionali, diverse da dollaro ed euro, hanno incrementato la loro quota dello 0,4%, superando il 20%. Queste comprendono il renminbi cinese, il dollaro australiano e canadese, il won coreano, il dollaro di Singapore, e le corone svedese e norvegese. Nel complesso, le banche centrali internazionali detenevano circa 11.200 miliardi di euro alla fine del 2023, un valore leggermente superiore rispetto al 2022, ma si stima che abbiano venduto circa 100 miliardi di euro nell’anno. A differenza della BCE, la Federal Reserve (Fed) non ha avviato un allentamento della politica monetaria a causa della forza dell’economia e di un’inflazione persistente. La Fed ha ridotto le previsioni di tagli ai tassi d’interesse per quest’anno, prevedendo solo una riduzione di 25 punti base. Nonostante un IPC più basso del previsto, rimangono incertezze su ulteriori azioni nei prossimi mesi. Analisti come James McCann di abrdn e Álvaro Sanmartín di Amchor IS evidenziano che la Fed potrebbe ancora tagliare i tassi se l’inflazione dovesse calare ulteriormente. La Fed ha mantenuto invariati i tassi e ha ridotto il numero di tagli previsti per quest’anno, segnalando però una possibilità di quattro tagli nel 2024. Jerome Powell, presidente della Fed, ha espresso ottimismo riguardo al mercato del lavoro e ha ribadito che la politica monetaria attuale è adeguata per ridurre l’inflazione. La Fed prevede un’inflazione stabile e una crescita economica costante nei prossimi anni. Secondo il CME FedWatch, i mercati vedono una probabilità superiore al 70% di un taglio dei tassi a settembre, aumentando ulteriormente nei mesi successivi. Richard Flax di Moneyfarm sottolinea la prudenza della Fed nel mantenere i tassi al 5,50%, riflettendo una strategia graduale di fronte alle tendenze inflazionistiche.